In videoconferenza come in tv: aspetti in comune e altri
contrastanti. Sguardo, gestualità, ritmo e tono di voce, con la tecnica dello
sbadiglio. Ecco come tenere sotto controllo il linguaggio del corpo.
Ilaria D’Amico, Maria Grazia Capulli e Lilli Gruber, per
lei; Bonolis e Giletti, per lui. La lista è stata selezionata da Antonio
Meridda, esperto di comunicazione e linguaggio del corpo, e dall’americana
Vidyo, che si occupa di telepresenza sul posto di lavoro.
Sempre più spesso siamo costretti ad adottare sistemi di
telepresenza o videoconferenza per parlare con colleghi, clienti o futuri
datori di lavoro, stando davanti alla webcam del nostro computer. Per questo
motivo Vidyo ha chiesto ad Antonio Meridda di guidarci tra i migliori anchorman
in video, per cogliere da ognuno gli aspetti che ci possono aiutare a condurre
al meglio una video-chiacchierata, senza dimenticare le differenze tecniche del
caso.
Prima di tutto, per mettere in piedi la nostra
personalissima “TV” abbiamo bisogno di alcuni necessari supporti tecnici: un
hardware adeguato, cioè una webcam fissata allo schermo che possa mantenere il
contatto visivo ben saldo, uno speakerphone per non replicare rumori di fondo
che possono disturbare la comunicazione, una fonte luminosa, come una semplice
lampada, che ci illumini il viso e mai posizionata alle nostre spalle, uno
sfondo dai colori tenui, senza oggetti riflettenti, specchi o vetri.
Ecco, poi, cosa dice l’esperto:
Ilaria D’Amico: in testa al gradimento per stile c’è sicuramente la
conduttrice di La7. La sua caratteristica principale è lo sguardo diretto, che,
tuttavia, va rielaborato nel giusto modo: dobbiamo ricordarci che, in una
videoconferenza, quando guardiamo lo schermo i nostri occhi non sono diretti
all’interlocutore, quindi per ottenere uno sguardo diretto si deve fissare la
telecamera, mentre per deviarlo ci si può concentrare sullo schermo prestando
anche attenzione ai feedback dell’interlocutore.
Lilli Gruber ha un’interessante impostazione della voce. Questa è un
elemento chiave della videoconferenza: deve adattarsi, non essere mai
monocorde, e soprattutto deve essere adeguata alle emozioni che si desidera
trasmettere. Il ritmo con cui ci si introduce, quello del buon giorno, deve
essere alla James Bond. Si deve tener conto di tono, cadenza, ritmo e volume.
Un tono di voce molto acuto è particolarmente sconsigliato, meglio usare il
tono dello sbadiglio, il tono più basso. Per lo stesso motivo è preferibile non
avere una voce eccessivamente “allegra”, ma un tono pacato che rifletta un
aspetto fisico curato, ordinato e senza eccessi
Paolo Bonolis: personaggio più aggressivo, dal ritmo pressante. Si può prendere spunto dal suo spirito di adattamento, e dalla capacità di sapere sempre cosa dire, ricordando però di non parlare troppo in fretta, di rispettare i turni di parola e di bilanciare bene le pause, che per come si svolge una videoconferenza sono fondamentali.
Maria Grazia Capulli: ha negli occhi il suo punto
focale, il suo sguardo è sempre naturale e mai statico. Da lei si può prendere
spunto proprio per questo sguardo accomodante. Anche in una videoconferenza è
importante evitare il contatto visivo fisso, muovendo gli occhi, tranne che nel
momento della presentazione. In special modo quando si parla con gli uomini si
deve evitare di prolungare eccessivamente lo sguardo, perché archetipicamente
si rimanda il maschio all’idea di sfida.
Massimo Giletti ha un ottimo linguaggio del corpo, e una gestualità che
racchiude una forte carica empatica. I suoi gesti accompagnano sempre i suoi discorsi,
puntualizzandoli in maniera efficace. Questa stessa gestualità va contenuta
durante una videoconferenza. Bisogna tener conto della diversa prospettiva,
perché gesticolare troppo vicini allo schermo impedirebbe una corretta visuale
distogliendo l’attenzione dal nostro volto, creando in questo modo una cattiva
comunicazione.
Dall’analisi effettuata emerge un elemento che accomuna
tutti i tele-giornalisti, di cui si deve far tesoro per un video meeting: si
deve sempre mettere a proprio agio l’altra persona. “L’empatia è una dote
fondamentale per comunicare bene con gli altri – spiega Antonio Meridda – e
nonostante sia una caratteristica che molte persone hanno per natura, in alcuni
casi ci si può lavorare. Per risultare efficaci si deve tener conto di pochi
semplici trucchi”.
Potrà sembrare banale, ma creare empatia durante una
videoconferenza è fondamentale. Bisogna fare attenzione a chi ci è di fronte,
capire quali sono le sue reazioni, utilizzare alcuni stratagemmi per mantenere
l’attenzione dell’ascoltatore e fare domande per assicurarsi della sua
comprensione. Secondo l’esperto: “Molti corsi di public speaking si concentrano
su indicazioni tecniche per chi parla, ma uno degli elementi più importanti è
costituito dal feedback di chi ascolta. E’ fondamentale capire i feedback del
proprio interlocutore”. Meridda continua: “La persona realmente interessata
risponde con chiari segni, per esempio annuendo; all’inverso, se non guarda o
sembra distratto non stiamo ottenendo l’effetto desiderato. Anche avvicinarsi
ed allontanarsi dallo schermo crea dei messaggi, mentre le azioni di toccarsi il mento o il
volto sono chiari segni di interesse. In un video meeting l’ascoltatore può
essere distratto anche dallo scenario, quindi bisogna essere sicuri di non
avere alle spalle porte e finestre e trovarsi in un ambiente in cui non ci sia
passaggio”.
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